Lunedì 6 febbraio ricorre la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili: una pratica, con cui vengono o incisi o asportati del tutto o in parte i genitali femminili esterni che non ci coinvolge direttamente ma che pensate interessa oltre 140 milioni di donne in tutto il mondo e soprattutto bambine molto piccole. Numeri assurdi, inconcepibili, inaccettabili; si tratta di una pratica crudele e che principalmente si basa su tradizioni cui sarebbe il caso di dire basta una volta per tutte. Una procedura quella della mutilazione che viene addirittura eseguita usando strumenti domestici e si stima che nel nostro paese siano ogni giorno 8 le piccole su cui viene praticata.
Ricordiamo che le mutilazioni genitali sono una vera e propria violazione dei diritti umani e le povere bimbe possono andare incontro a gravissime e serie conseguenze non solo a livello psicologico ma anche a infezioni, cistite ricorrente e ritenzione urinaria. Anche nel momento del parto quando può verificarsi la rottura dell’utero che può portare alla morte sia della mamma che del bambino; inoltre il piccolo deve passare lungo un tessuto che è poco elastico e cicatrizzato. Il bimbo poi può non essere ossigenato in maniera corretta e questo può causare danni neurologici.
L’OMS ha lanciato l’allarme e noi dobbiamo capire che mai come in questi casi diventa fondamentale l’informazione. Fermiamo questa assurda ed ingiusta “tradizione”.
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