È purtroppo un dato di fatto, la depressione è ancora una malattia da nascondere, gli italiani hanno paura di confessarlo anche al proprio medico curante. Il malato di depressione è in notevole aumento fra gli italiani e sempre più isolato. La prima reazione è nascondersi e non raccontare a nessuno quanto sta accadendo, penalizzando in questo modo il percorso verso la guarigione.
In Italia la depressione colpisce oltre un milione di persone, chi ne soffre, preferisce vivere in solitudine il male oscuro, non parla neanche con il miglior amico. Ci sono ancora troppi pregiudizi nei confronti di questa malattia, ci si vergogna. Esistono ancora false credenze che mettono la depressione fra le malattie pericolose.
Una recente indagine, presentata oggi al Congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), ha sancito che su 1,5 milioni di italiani che soffre di depressione, 4 su 5 la vivono in solitudine. Il presidente del Sip, Eugenio Aguglia, così spiega i dati allarmanti:
Purtroppo la depressione è ancora oggi uno spauracchio, un buco nero da cui non si esce e la gente pensa che meno se ne parla meglio è.
I risultati dicono che, sull’indagine svolta a campione, la maggioranza degli italiani consiglia ad un malato di depressione di rivolgersi ad uno psicologo e al medico di famiglia. Uno su tre italiani consiglia lo psichiatra, addirittura, il 10 per cento suggerisce un guaritore, portandoci decisamente indietro nel tempo ai tempi dello stregone della tribù. Dello psichiatra, notoriamente, si ha paura, ancora oggi viene considerato il ‘medico dei matti’.
Oggi, prosegue Eugenio Aguglia, si preferisce rivolgersi a terapie alternative per curare la depressione, dalla massoterapia alla meditazione yoga, dallo sport ai Fiori di Bach, che non sono dannosi, ma non risolvono il problema. Nei confronti dei farmaci antidepressivi c’è ancora una paura ingiustificata.
L’indagine Doxa ha sancito che il 40 per cento degli italiani è convinto che per la depressione non servano farmaci, ben più alta la percentuale di chi crede che i farmaci antidepressivi inducano alla dipendenza ed abbiano effetti collaterali gravi. Eugenio Aguglia rassicura:
Ma non è vero che danno assuefazione e non comportano effetti collaterali gravi: vengono prescritti in fase di attacco della malattia, per 30-40 giorni e poi in fase di mantenimento per almeno 6-8 mesi. Ma le persone, non appena si sentono meglio, smettono di prendere il farmaco e ripiombano nella malattia. Perchè accade, mentre nessun diabetico o iperteso si sognerebbe mai di abbandonare la terapia?.
In Italia, conclude Claudo Mencacci, presidente del congresso, non c’è una sufficiente cultura dello psichiatra, che può dare al paziente tutte le risposte necessarie e ricorda lo slogan del congresso che recita: ‘non c’è salute senza salute mentale’.
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