Non è solo una vita sdregolata la causa, a rischio infarto anche chi perde il lavoro o non riesce a trovarlo. Non è un periodo facile per gli italiani, ma anche il resto del mondo non se la passa meglio. Gli esperti lanciano l’allarme, la pressione di essere disoccupati può essere una seria causa di un attacco di cuore.
La recessione continua a mietere le sue vittime, le aziende chiudono, i lavoratori si trovano a dover affrontare una difficile situazione quotidiana, mandare avanti una famiglia senza la prospettiva di poterle offrire un futuro non è facile da sopportare. Le statistiche dicono che i carrelli della spesa sono sempre più vuoti, ma c’è chi in quel carrello non riesce a mettere nulla, se non pasta, quella che ancora costa meno rispetto ad altro.
Sono troppi gli italiani che restano senza lavoro, alla fine, oltre che sul borsellino, la situazione ha ripercussioni anche sulla salute. Gli esperti avvertono che il rischio infarto per chi perde il lavoro è un pericolo reale, soprattutto nel primo anno di disoccupazione.
Sono stati i ricercatori americani della Duke University, Matthew Dupre, professore di medicina, e Linda George, professore di sociologia, a lanciare l’allarme. Insieme hanno esaminato la condizione psicologica delle persone disoccupate e quanto questa difficoltà potesse incidere sul rischio di infarto, attacco di cuore o malattie del cuore.
Nello studio sono stati coinvolti 13.451 volontari di entrambi i sessi, di età comprese fra i 51 e i 75 anni, tutti soggetti inclusi nel Health and Retirement Study. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Archives of Internal Medicine e dicono che le persono disoccupate sono a maggior rischio infarto con una percentuale del 35 per cento in più rispetto a quelle che lavorano.
E non è ancora finita, lo stesso studio ha sancito che a rischio infarto è il 22 per cento delle persone che hanno perso il lavoro una volta sola nella loro vita lavorativa, percentuale che si alza al 63 per cento per le persone che più di una volta hanno dovuto subire questa condizone.
Infine, lo studio americano ha potuto constatare che, almeno in questo caso, siamo tutti uguali, uomini e donne, livello culturale e condizioni sociali, i risultati non cambiano, il rischio infarto per chi perde il lavoro, ci unisce tristemente tutti.
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