Il centimetro e la bilancia non bastano più e anche l’ indice di massa corporea (il BMI, un valore matematico in grado di stabilire se una persona è normopeso, sovrappeso o obeso; si ottiene dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’ altezza espressa in metri) è insufficiente per sapere se si è davvero a rischio obesità.
Se è vero, infatti, che ci sono persone obese (cioè con una percentuale di grasso superiore al 30%) in modo chiaro ed evidente, con un girovita superiore a 88 centimetri per le donne (102 per gli uomini), un indice di massa corporea superiore a 30 e un peso imponente, oggi gli esperti svelano che esistono anche obesi in apparenza normali. Proprio per questo, il problema è ancora poco diagnosticato, nonostante porti con sé tutti i rischi per la salute legati all’ obesità.
L’ obesità colpisce soprattutto le donne
La sindrome è dovuto all’ interazione di fattori ambientali (avita molto sedentaria e alimentazione squilibrata) e genetici. Gli esperti hanno scoperto che chi ne soffre presenta anche un’ alterazione dei geni responsabili dell’ infiammazione e di quelli antinfiammatori. L’ infiammazione è un meccanismo di difesa che il corpo mette in atto attraverso la massa grassa. Questa è un vero organo, che produce sostanze in grado di stimolare l’ infiammazione in altri organi (muscoli, fegato, pancreas).
Normalmente quando l’ infiammazione ha svolto il suo ruolo di difesa, entrano in gioco i geni antinfiammatori che la bloccano. Se questi sono alterati, come in questa sindrome, l’ equilibrio salta. Le donne sono le più colpite dall’ obesità, forse perché esistono anche fattori ormonali.
Come si scopre l’ obesità
Oggi la diagnosi di obesità viene fatta semplicemente ricorrendo al centimetro e alla bilancia, eppure esistono gli strumenti per valutare correttamente la composizione corporea: ognuno dovrebbe sottoporsi periodicamente a questi esami. Sono fondamentali le analisi del sangue, fatte valutando parametri usati per altri problemi. Vediamo quali:
– Rapporto tra colesterolo HDL (quello buono) e LDL 8cattivo) l’ HDL basso è un fattore di rischio.
– Omecisteina (un aminoacido), fattore fibrinogeno (sostanza che interviene durante il processo di coagulazione del sangue) e proteina C reattiva (segnala la presenza di un’ infiammazione): più i valori sono alti, maggiore è il rischio cardiovascolare.
– Glicemia: un’ elevata presenza di zuccheri nel sangue può essere segnale di insulino-resistenza (l’ organismo è diventato resistente all’ azione dell’ insulina e, quindi, è a più a rischio di diabete).
E’ imprescindibile, inoltre, una valutazione della composizione corporea con densitometria a doppio raggio X. Oggi è possibile effettuarla con la stessa apparecchiatura della Moc che, opportunamente modificata, permette di ottenere una scansione completa del corpo, evidenziando la massa ossea, la massa magra e quella grassa. In questo modo, è possibile valutare con precisione le percentuali dell’ una e dell’ altra. Se la massa grassa è superiore al 30% si è di fronte, per le donne, a un caso di obesità.
Contro l’ obesità bisogna cambiare lo stile di vita
La dieta deve essere personalizzata secondo il fabbisogno energetico individuale, che è stabilito in funzione del metabolismo basale (l’ energia bruciata dal corpo per mantenersi in vita) e deve avere un’ azione antiossidante e antinfiammatoria.
In linea generale la dieta mediterranea, con il suo alto contenuto di fibre, acidi grassi omega 3 e antiossidanti, rappresenta un ottimo esempio.
Tra gli alimenti ricchi di sostanze antinfiammatorie, ci sono il cioccolato, l’ olio di oliva e le noci. Per un buon apporto non serve esagerare: possono bastare 3 noci, 30-40 g di cioccolato e un cucchiaio di olio di oliva al giorno.
Per fornire all’ organismo gli antiossidanti, invece, via libera a frutta e verdura di stagione, preferendo quella fresca e bio, il cui contenuto di antiossidanti è più altro.