Un tempo era tutto più facile e un po’ più costoso. In farmacia, veniva fornito al cliente il farmaco originale richiesto e prescritto dal medico, senza possibilità di scegliere altro. Sono, poi, arrivati i farmaci generici, spesso super consigliati e meno cari, ma occorre avere le idee chiare prima di preferire un prodotto che si professa identico, solo perché ha un simile principio attivo. E’ davvero così in tutti i casi? Le cose si complicano di fronte a quelli bioequivalenti perché non è detto che siano pure interscambiabili e, di conseguenza, bisogna sempre tenere presente il fenomeno del biocreep. Di cosa si tratta?
Tutto nasce dal fatto che i farmaci di marca tendono ad avere una scadenza brevettuale che favorisce l’immissione sul mercato di generici i quali, avendo un prezzo inferiore, finiscono per far calare i costi delle cure in generale. Questo ha una reale convenienza sia per il paziente che per gli Stati. Bisogna però sapere che questi ultimi, per essere approvati, devono solo essere bioequivalenti al brand, garantendo perciò una quantità di principio attivo simile a quello venduto un precedenza. E’ ammessa una variazione che va dal +20% o -20%. Qui si fa strada il fenomeno del biocreep, perché nulla garantisce che due farmaci generici dello stesso originatore siano tra loro bioequivalenti. In linea di massima, quindi, la sostituibilità potrebbe riguardare originatore e generico e non generico e generico.
Spieghiamo meglio: se due farmaci generici hanno una bioequivalenza del +20% e l’altro del -20%, per legge saranno comunque in regola e bioequivalenti all’originatore, ma tra di loro la differenza è del 40% e quindi potrebbero non essere intercambiabili. Questo fenomeno è noto nel settore con il nome di biocreep. Nel momento in cui il paziente cambia, potrebbe non avere gli effetti sperati a lungo andare, non è garantito che anzi la patologia non peggiori. A rischio sono soprattutto coloro che assumono rimedi farmacologici come gli antidepressivi o gli antiaritmici. Quasi sempre le variazioni sono minime, ma nessun medico è in grado di calcolare esattamente quali sono le conseguenze di oscillazioni tanto diverse nel sangue. La bioequivalenza, purtroppo, oggi non è inserita nel foglio illustrativo o sulla scatola.
Non è in definitiva il caso di demonizzare i farmaci generici, ma l’informazione è la prima regola, per poter decidere liberamente in che modo si vogliono affrontare le cure.
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