Sono numerose le virtù salutistiche delle nocciole, nonché le ricadute positive che la corilicoltura può vantare in termini economici sociali ed ambientali sui territori interessati. Nel corso degli anni, e sempre di più, la nocciola è stata l’oggetto di un programma di ricerca e di valorizzazione, avviatosi nel 2011 grazie al lavoro delle organizzazioni regionali con il supporto economico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Sono molti i risultati emersi dalla ricerca e dalle campagne di marketing riguardanti le nocciole, la cui la produzione nazionale si aggira intorno alle 128.000 tonnellate e si concentra nello specifico in Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia. Negli anni le nocciole sono state studiate dal punto di vista nutrizionale e poi dal punto di vista vivaistico, al fine di consolidare una filiera che ha saputo valorizzare al massimo livello il prodotto sotto l’aspetto ambientale, sociologico ed economico nelle aree vocate, come quella ad esempio dei monti Cimini.
L’avvento della coltivazione in trenta comuni nell’area geografica del viterbese, conta oggi 18mila ettari di noccioleti, che hanno fatto rivivere aree montane probabilmente destinate allo spopolamento, hanno indotto alla cura del territorio e hanno dato un motivo di permanenza nel settore migliaia di aziende agricole, che oggi producono quasi 500 mila quintali all’anno di nocciole. Uno sviluppo che, d’altro canto, è basato su consumi in crescita, sia come materia prima dell’industria dolciaria, che in qualità di snack. Ed è proprio sullo spuntino salutare, con una “manciata di nocciole”, che è fondata la sfida alla diffusione di un consumo utile al benessere, che propone la nocciola come cibo quotidiano anti-age.