Uno dei ‘falsi miti’, molto legato ad una condizione di natura psicologica, riguarda il fatto che chi smette di fumare ingrasserà da lì a poco tempo. Ma è davvero così?
Tre trentacinquenni vincitori di una borsa di ricerca dell’Associazione italiana di economia sanitaria finanziata dalla FarmaFactoring Foundation, hanno ribaltato un famoso pensiero popolare, secondo cui smettere di fumare farebbe ingrassare.
Davide Dragone, dell’università di Bologna, Francesco Manaresi, dottorato all’Alma Mater ed ora ricercatore in Banca d’Italia, e Luca Savorelli – laurea a Bologna, dottorato a Siena, ora alla St. Andrews University, in Scozia – sono riusciti a dimostrare che ridurre il consumo di tabacco può anche portare alla riduzione dell’obesità. Come spiegato da Davide Dragone, i tre hanno fatto riferimento a un campione rappresentativo della popolazione statunitense nel periodo 1999-2008, osservando un generale miglioramento della qualità della dieta e una riduzione del contenuto calorico del cibo consumato, con un calo nell’indice di massa corporea del 2,5%, in contrasto con un aumento delle accise sulle sigarette di 10 centesimi di dollaro.
Anche i bandi antifumo sarebbero importanti nel determinare una modifica nelle abitudini alimentari, e sarebbero più incisivi nei casi di ristoranti, meno per bar e pub. Dragone ha spiegato che il divieto di fumo nei ristoranti ha portato più gente ad andare a mangiare fuori, ma anche a mangiare meglio. Questo ha portato pure a ridurre il peso corporeo, ma in misura minore rispetto al divieto nei bar, dove è più normale mangiare peggio.
Dati dati raccolti è emerso che la campagna antifumo degli ultimi quarant’anni negli USA ha inciso in modo considerevole sul consumo di tabacco: nel 1965 il 42% degli americani fumava, nel 2007 erano solamente il 20%. Questa ricerca è stata pubblicata come working paper tra gli studi del Dipartimento di Scienze economiche dell’Alma Mater.