E’ ormai cosa certa che fra la depressione e lo stress cronico vi sia una forte correlazione. Il problema, però, è capire come si innesca, in maniera tale da poter disinnescarla.
Dimostrata la correlazione, sino ad oggi solamente ipotizzata, tra lo stress cronico, che potrebbe essere comunemente inteso quale una condizione di perenne nervosismo e tensione, e lo sviluppo della depressione che, dunque, avrebbe nello stress uno dei propri principali fattori di rischio.
A dichiararlo pubblicamente, grazie ad un interessante articolo apparso sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, organo di informazione ufficiale della National Academy of Sciences, che potrebbe tranquillamente venir paragonata all’Accademia dei XL italiana, dagli esperti ricercatori della prestigiosa Università di Yale, negli Stati Uniti d’America, che, per dimostrare quanto sopra, avrebbero per molti mesi consecutivi rilevato gli effetti della depressione su un gruppo di cavie da laboratorio costantemente private del gioco, dell’alimentazione e del sonno.
Nei topolini maggiormente depressi, stando a quanto avrebbe potuto appurare il team di ricerca, l’organismo inibirebbe le fisiologiche funzionalità della neuritina che, come forse saprete, altro non sarebbe se non un particolare gene coinvolto nel controllo e nella regolazione degli sbalzi d’umore nonché della plasticità e dell’adattabilità cerebrale.
Da ciò, naturalmente, conseguirebbe che a maggiori livelli di stress corrisponderebbero minori livelli di neuritina che, alla lunga, potrebbero portare allo sviluppo della depressione.
Il processo, comunque, potrebbe venir invertito e, dunque, sintetizzando la neuritina si potrebbe riuscire a creare un farmaco che integri quella fisiologicamente mancante all’individuo e che possa, dunque, limitare i più seri effetti della depressione.