Perdonare non significa semplicemente compiere un gesto generoso nei confronti di qualcuno. Perdonare è anche un’azione che fa bene a chi la compie. Gli esperti, scienziati e psicologi, ritengono che il perdono sia salutare per il corpo, la mente e l’anima.
Esistono studi che dimostrano che chi sa perdonare ha un sistema immunitario più forte, una pressione arteriosa mediamente più bassa, una minore propensione a stress, stanchezza e depressione. Scientificamente parlando nel nostro cervello, quando si perdona, si attivano delle aree che ci consentono di rivedere un evento negativo in termini positivi, e di stimolare la nostra sensibilità e capacità di empatia. Non solo, si modifica anche la risposta biochimica che regola meglio la gestione della rabbia e dell’ansia.
Guardando la situazione allo specchio, si può sostenere che non perdonare fa male. Il non-perdono porta progressivamente ad una spirale negativa che appesantisce tutte le facoltà migliori del nostro cervello come la fantasia e la capacità di esprimerci, portandoci a produrre solo azioni e pensieri negativi. Facile quindi cadere in frequenti stati di stress, rabbia, frustrazione o depressione.
Per uscire da questo circolo vizioso bisogna saper guardare la situazione in modo distaccato, vedere sé e la persona che non si riesce a perdonare come piccoli e lontani, in questo modo le questioni umane ci sembreranno relative e si potranno giustificare le ragioni degli altri.
Da un punto di vista meramente spirituale, il rancore e la vendetta non portano a nulla, se non alla sofferenza. Perdonare significa compiere una scelta razionale perché si intravedono le potenzialità di un atto che può riportare la serenità. Lo spirito torna ad essere tranquillo e l’energia positiva torno a circondare la nostra vita.