In questi giorni corre il 50esimo anniversario dell’AIRC, e nei giorni scorsi vi abbiamo parlato dei progressi della ricerca. Ecco quanto si legge sul sito airc.it a proposito di diagnosi precoce:
La prevenzione dei tumori è fatta di ambienti e stili di vita sani, ma anche di diagnosi precoce. Scoprire il cancro nelle sue fasi iniziali, infatti, significa spesso poterlo curare meglio, con maggiori probabilità di successo e un minor rischio di effetti collaterali e conseguenze a lungo termine. Per questo esistono gli screening oncologici, esami per individuare la malattia in persone che non presentano sintomi né disturbi. Perché siano efficaci nel ridurre la mortalità col minor carico possibile di rischi e falsi allarmi, questi test devono essere eseguiti in precise fasce di popolazione e con modalità ben definite.
La disponibilità di esami poco costosi, pericolosi e invasivi ha suggerito in alcuni casi di estendere i controlli anche a chi non presenta particolari disturbi, la cosiddetta popolazione generale, con i programmi di screening. Le caratteristiche delle persone da sottoporre al test – per esempio la loro età, il sesso o la presenza di fattori di rischio – e le modalità dello screening stesso – per esempio il tipo di esame e i successivi accertamenti, la frequenza e così via – sono stabiliti sulla base di studi condotti in migliaia e migliaia di persone. Solo così, infatti, si può capire in quale modo sia possibile, da un lato,diagnosticare il maggior numero di tumori presenti in fase precoce e, dall’altro, ridurre la mortalità per la malattia.
È in particolare su questa capacità di salvare vite che va valutata l’efficacia di un programma di screening. Ne è un tipico esempio la storia del Pap test, la cui diffusione, dagli anni cinquanta del secolo scorso a oggi, ha permesso di abbattere la mortalità per il tumore del collo dell’utero, che nel dopoguerra era la terza causa di morte tra le donne italiane.
Oggi al test tradizionale si sta affiancando la ricerca del virus del papilloma (HPV), riconosciuto responsabile della malattia: cambiando il tipo di esame, cambia anche la fascia di età a cui è raccomandato e la frequenza.
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