L’utero in affitto è una pratica molto usata nell’est Europa dalle donne che “vendendo” il loro corpo, portano a termine una gravidanza per conto terzi. Una pratica che va certamente incontro a disquisizioni etiche. Lo ha sottolineato il ministro Lorenzin con una dichiarazione shock.
Cosa ha detto di così particolare la titolare del dicastero della Salute?
“Siamo nell’ultraprostituzione, e senza ipocrisia va denunciato ogni tentativo di regolamentazione che, in un regime di negoziazione del prezzo della gestazione e della vita stessa della mamma e del bambino, sarebbe illusoria”: il ministro della Salute Beatrice Lorenzin su Facebook fa appello alla donne in Parlamento, perché venga aperta “una discussione senza ipocrisie, sull’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso del ddl Cirinnà, che si traduce nella legittimazione dell’utero in affitto e dell’eterologa”.
“Tutto questo non ha nulla a che fare con il riconoscimento, giusto per me, delle unioni civili e del rispetto per le coppie omosessuali”, precisa Lorenzin. “In gioco ci sono i diritti dei bambini che ancora devono nascere ad avere una madre e un padre, e i diritti delle donne che in questo nostro tempo impazzito sembrano essere regrediti perché evidentemente abbiamo dimenticato le battaglie delle nostre madri”. Il ministro ha aggiunto che “la preoccupazione deve focalizzarsi sui bambini che già ci sono e che hanno diritto a ogni tutela, al di là di come sono stati concepiti. Ma se il tema è questo, e solo questo, la soluzione noi donne di buon senso la troveremo senza fare entrare dalla finestra quello che giustamente abbiamo sempre detto di volere tenere fuori dalla porta”.
“Il corpo della donna non è un forno, che si accende per far cuocere una torta; la torta di un altro, che quando la torta è cresciuta al punto giusto, spegne il forno, prende la torta e la porta via. In tutto il mondo c’è un’antica battaglia da proseguire contro la mercificazione del corpo delle donne e dei bambini. L’incubo peggiore per una donna è vedersi strappare il figlio appena partorito”, scrive. “Non confondiamo le unioni civili con la stepchild adoption”, scrive. “La donna ancora schiava, ieri come oggi, costretta a cedere ai padroni i propri neonati per non vederli mai più. Cambia il linguaggio, oggi lo chiamano “utero in affitto”, e la destinazione d’uso del nascituro, ieri forza lavoro, oggi diritto di soddisfare un bisogno individuale”. Il ministro parla di un nuovo commercio internazionale, “di organizzazioni complesse e criminali capaci di produrre enormi guadagni, tutto costruito sulla pelle delle donne”.