Molti studi scientifici parlano dell’inutilità dell’omeopatia e adesso, anche dopo la celebrazione della Giornata internazionale dedicata a questo genere di cure, se ne affronta il calo di popolarità. Diversi articoli a confronto per riflettere sulle scelte dei singoli.
Panorama riporta i dati sull’omeopatia dimostrandone il progressivo calo di popolarità:
l’Italia è il terzo mercato in Europa per l’omeopatia, dopo Francia e Germania, con un fatturato annuo di oltre 170 milioni di euro. Anche se la simpatia per le terapie non convenzionali in Italia (complice magari la crisi economica?) sembrerebbe in netto calo, rimangono un fenomeno non proprio di nicchia: secondo dati Istat, nel 2013 sono state quasi 5 milioni le persone che hanno dichiarato di avervi fatto ricorso (erano state 8 milioni nel 2005) e tra queste l’omeopatia è risultata la più diffusa.
Anche Wired, sempre con riferimento ai dati dell’Istat, si è interrogato su chi sono coloro che fanno ricorso a cure omeopatiche, arrivando alla conclusione che si tratta principalmente di donne di mezza età. Il bello è che se fino a 14 anni, le cure omeopatiche sono somministrate sia ai ragazzi che alle ragazze, poi tutto cambia con l’età adulta. La tendenza è stata confermata dall’Istat ma è ben lontana da quanto indicato dal rapporto Omeopatia l’immagine odierna anticipato dall’Ansa. Dice Wired
Rapporto secondo il quale il 30% dei genitori somministra farmaci omeopatici ai propri figli. Ora, l’Istituto nazionale di statistica conferma un maggiore utilizzo di prodotti omeopatici da parte dei più piccoli (lo ricordiamo, soprattutto nel caso di bambini, ricorrere all’omeopatia può ritardare la diagnosi e la conseguente terapia, aumentando i rischi per la loro salute), ma non certo con le stesse proprzioni indicate dalla ricerca commissionata da Omeoimprese.