È una questione squisitamente lavorativa ma riguarda il benessere di tante persone. Avere un capo in grado di galvanizzare la folla, secondo un recente studio scientifico, può far male ai lavoratori prima che al business dell’azienda.
Vi ricordate Tutta la vita davanti? Il film i Paolo Virzì in cui Sabrina Ferilli vestiva i panni della motivatrice in un call center. Situazioni che sembrano assurde e invece erano quanto di più aderente alla realtà. Ora si scopre che quei colloqui motivazionali sono del tutto fuori luogo, sono cioè deleteri. Lo ha spiegato una nuova ricerca dell’University of East Anglia, pubblicata sulla rivista ‘Work & Stress’ in cui si spiega che i boss motivatori fanno male alla salute del personale ma anche al business.
Insomma, cari lavoratori, non è vero che bisogna essere continuamente incoraggiati, perché così si rischia di non incrementare la produttività e risultare addirittura stressati. Lo studio, riportato online dal ‘Telegraph’, è stato tradotto dall’Adnkronos che spiega come sia stato esaminato il legame fra la presenza in azienda di un leader ‘trasformazionale’ e gli effetti su dipendenti.
“E’ possibile che l’aspettativa di alte performance rappresenti un rischio sia per i dipendenti sani che per quelli fragili e che alcuni aspetti di questo modo di usare la leadership possano ritorcersi contro” l’azienda stessa, fa notare Karina Nielsen, docente dell’ateneo britannico. “Il capo galvanizzatore – conclude – potrebbe infatti spingere le persone più deboli al sacrificio personale in nome di un bene superiore, quello del gruppo, incoraggiandole a ignorare la loro malattia e a strafare”. Questo circolo vizioso, però, ha un epilogo negativo: “Sul lungo termine può portare a incrementare i rischi di assenze”, assicura l’esperta.