La dipendenza da lavoro crea danni psicologici: ad affermarlo è uno studio condotto da Cristian Balducci, professore associato di Psicologia del lavoro dell’Università di Bologna, in collaborazione con Lorenzo Avanzi, ricercatore in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, e Franco Fraccaroli, professore ordinario nella stessa disciplina all’Università di Trento.
Workaholism: così si chiama in gergo il legame tra una dipendenza troppo stretta dalla professione e le conseguenze che ne derivano, soprattutto a livello psicologico. L’incapacità di staccare la spina e concedersi del meritato relax, insomma, non fa bene ed è il risultato del cambiamento delle condizioni lavorative.
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Le persone oggi sono costrette a sopportare ritmi incessanti, spesso non hanno il giorno libero e si sobbarcano impegni su impegni. Condizione che, protratta nel tempo, comporta disturbi psicologici. Il Workaholism, così come descritto dagli esperti, è quel fenomeno con cui la persona non solo lavora a ritmi incessanti ma si sente anche in colpa in quei pochi momenti in cui riesce a staccare. Oltre trecento i paetecipanti che hanno preso parte allo studio: liberi professionisti, dirigenti e imprenditori, soprattutto, ovvero le categorie di lavoratori che più difficilmente riescono a staccare.
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Spiega il professor Balducci che ha coordinato lo studio:
Richieste di lavoro cronicamente elevate spingono all’investimento aggiuntivo sul lavoro, rafforzando nella persona il legame mentale con esso e la difficoltà a staccare. Le organizzazioni lavorative dovrebbero essere attente a non alimentare questo fenomeno nei propri lavoratori, cercando di prevenirlo per evitare un degradamento significativo delle condizioni di benessere delle risorse umane e della loro vitalità
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