Prevenire è meglio che curare, lo dice anche il proverbio. Eppure la prevenzione, così importante, passa in cavalleria quando ci si scontra con macchinari molto vecchi. Una situazione evidenziata dagli esperti del settore.
Le apparecchiatura diagnostiche usate nel nostro Paese sono molto vecchia. Le mammografie si fanno con strumenti che mediamente sono stati costruiti 13 anni fa. Per le angiografie invece, la vecchiaia dei materiali è più contenuta ma ugualmente allarmante: 7 anni. Il direttore di Assobiomedica, presente al forum della Leopolda a Firenze, ha detto:
“In Italia ci sono troppe apparecchiature diagnostiche, e sono troppo vecchie e troppo poco usate. Occorre evitare di tenere in vita strumenti non affidabili, rottamare l’obsoleto e reinvestire in qualità”.
Nel report sono state valutate 11 categorie di apparecchiature diagnostiche ed è stato notato, come riporta l’Adnkronos, che:
l’età media degli apparecchi per mammografie convenzionali supera i 13anni, mentre quella degli strumenti di mammografia digitale raggiunge i 5,3 anni; da ultimo gli strumenti per angiografia, che hanno vita media ben superiore ai 7 anni. Età media che si posiziona ben al di sopra dei golden standard internazionali e che colloca l’Italia tra i Paesi fanalini di coda in Europa per obsolescenza di macchinari elettromedicali (insieme a Portogallo e Grecia, mentre in vetta c’è la Francia).
L’obsolescenza dei macchinari biomedicali riduce moltissimo lo spazio per la programmazione delle scelte di rinnovamento tecnologico e indica perfettamente qual è la qualità delle cure e della sanità sul territorio. Purtroppo tanti macchinari non più utilizzati non sono nemmeno smaltiti e finiscono negli ospedali dove la cura dei pazienti perde un po’ della qualità necessaria.