Gli antinfiammatori aumentano il rischio di scompenso cardiaco? Uno studio condotto dalla Università Bicocca di Milano mette nel mirino alcuni dei farmaci più usati per la cura di dolori di piccola entità accusandoli di poter essere causa di problemi al cuore. Gli antinfiammatori più rischiosi sarebbero ibuprofene, diclofenac, indometacina, ketorolac.
La ricerca ha analizzato più 92.163 ricoveri ospedalieri in 4 Paesi europei: Italia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito mettendo a fuoco la correlazione tra utilizzo frequente di antinfiammatori e scompenso cardiaco. Alberico Catapano, ordinario di Farmacologia presso l’Università Statale di Milano e direttore del Centro Studio Aterosclerosi dell’Ospedale Bassini, ha commentato così lo studio:
Ci sono diversi studi che collegano questi farmaci ad un aumentato rischio di problemi cardiaci e questo lavoro lo conferma ancora una volta. Trattandosi di uno studio di popolazione ha il vantaggio dei grandi numeri ma sono inevitabili alcuni errori che possono essere dovuti, per esempio, alla selezione dei pazienti. Tuttavia, le conclusioni sono chiare e riconfermano che esiste una forte relazione tra questi farmaci e lo scompenso cardiaco.
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Ma il cardiologo Francesco Romeo, presidente della Società Italiana di Cardiologia, non è d’accordo:
Lo studio del British medical journal si basa su un approccio a mio avviso sbagliato perché si tratta di un’analisi statistica ma non prova l’esistenza di alcun nesso fisiopatologico. E’ vero che alcuni Fans e Coxib possono influire, per esempio, nel gioco tra prostaglandine e ciclossigenasi peggiorando il meccanismo di formazione della placca e la capacità di autoregolazione della vasodilatazione ma non per questo si può concludere che questa classe di farmaci provochi lo scompenso cardiaco
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