La mononucleosi non è certo una malattia rara, si calcola che ogni anno siano due o trecentomila le persone che contraggono la malattia. Fortunatamente però, la metà dei contagiati non manifesta alcun sintomo. Il virus che provoca la mononucleosi appartiene alla famiglia degli herpes: dopo aver causato la prima infezione, non viene debellato del tutto, ma resta latente nei gangli nervosi situati in prossimità dei nervi cranici e della colonna vertebrale.
E, nei casi rari in cui torna attivo, anche se non scatena più alcun disturbo, la mononucleosi può essere nuovamente trasmissibile. Le probabilità d incontrarlo, nel corso della vita, sono quindi alte.
Sintomi della mononucleosi
All’ inizioi sintomi della mononucleosi, chiamata anche la malattia del bacio, sono difficili da distinguere, perchè sono paragonabili a quelli di un’ influenza: malessere generale, stanchezza, mal di gola, mal di testa, che compaiono dopo un periodo di incubazione che varia da pochi giorni a più di un mese. Successivamente si manifesta la febbre alta e i linfonodi, soprattutto di collo, ascelle e inguine, posso apparire gonfi e dolenti. Allo steso modo aumentano di volume fegato e milza. Può succedere che ci siano anche placche biancastre sulla gola e che compaia l’ angina, cioè un forte dolore al petto.
Come si diagnostica la mononucleosi
Per una diagnosi certa della mononucleosi servono specifici esami del sangue, come il cosiddetto “monotest” che individua la presenta del virus nell’ organismo. Non esistono medicine in grado di curare la mononucleosii, fatta eccezione per quelle eventualmente prescritte contro i sintomi. I disturbi tendono a scomparire da soli nell’ arco di due settimane, anche se la mancanza di forze può trascinarsi per diverse settimane, a volte addirittura mesi.
La “malattia del bacio” non è pericolosa, ma può essere molto debilitante: oltre a lasciare in eredità una lunga stanchezza, abbatte le difese dell’ organismo esponendo maggiormente al rischio di infezioni. La mononucleosi va tenuta sotto controllo, concedendosi un periodio di riposo, in modo da non indebolire ulteriormente il corpo con stress fisici e psichici.
Durante la convalescenza, inoltre, bisogna fare attenzione a non esporsi più del dovuto a fonti infettive. Si raccomanda anche di badare alla milza che aumentata di volume per azione del virus, diventa più fragile: eventuali traumi potrebbero causarne la rottura. Meglio evitare, quindi, per 3-4 mesi dopo la scomparsa dei sintomi, gli sport da contatto.
Come in tutte le malattie caratterizzate da una sensazione di stanchezza generale, anche nella mononucleosii subentra uno stato di fragilità psicologica: il non riuscire a far fronte a tutti gli impegni quotidiani,m a causa del malessere, può, infatti, mettere a dura prova la fiducia in se stessi.
La convalescenza lenta è l’ unica arma per combattere la mononucleosi
L’ unica vera cura per la mononucleosi è il riposo. Per tutta la durata della fase acuta, quindi, niente lavoro, per almeno una settimana completa anche dopo la scomparsa dei sintomi acuti. E alla ripresa del lavoro organizza la tua giornata pianificando soprattutto i momenti di riposo: andare a letto e alzarsi alla stessa ora aiuterà il tuo corpo a rispettare i ritmi naturali e quindi a sentirsi meno stressato. Meglio dormire mediamente 8 ore per notte e dedicare qualche momento di relax anche durante il giorno, secondo le esigenze personali.
Pianifica i tuoi impegni di lavoro dopo la mononucleosi spezzettando gli impegni e condensa le attività nei momenti in cui hai più energia: in genere dalle nove a mezzogiorno il livello di vigilanza dell’ organismo sale. In convalescenza forse un po’ meno e ti sentirai leggermente meglio, ma probabilmente è il momento della giornata in cui avrai più forze.