In Campania, in piena emergenza rifiuti, si torna a parlare di termovalorizzatori. Le recenti proteste dei cittadini contro la costruzione di un termovalorizzatore vicino ai centri abitati riportano ad un tema particolarmente importante per il sistema della gestione dei rifiuti in Italia. Perché nessuna comunità di cittadini vuole ospitare sul proprio territorio un termovalorizzatore? Un termovalorizzatore è di fatto un inceneritore di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per generare calore (in questo caso si parla di teleriscaldamento utilizzato al posto del metano in uso a Brescia, Torino e Milano), riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica. Si distingue quindi dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione dei rifiuti senza produrre energia. L’impiego dei termovalorizzatori sembra essere una via di uscita dal problema delle discariche ormai stracolme. Pur essendo molto meno inquinanti rispetto ai vecchi inceneritori, i termovalorizzatori non eliminano in ogni caso l’ emissione di diossine nei fumi di scarico dispersi nell’atmosfera circostante. Motivo che già di per sé è sufficiente per comprendere lo stato d’animo dei cittadini e le mobilitazioni sociali in questo senso. La termovalorizzazione per assolvere al suo compito in maniera ottimale dovrebbe non precedere bensì seguire un processo accurato di raccolta differenziata (separando accuratamente il vetro dalla plastica, dalla carta, dall’alluminio, etc). Anche la materia destinata ai termovalorizzatori (le cosiddette ecoballe) dovrebbe avere caratteristiche tali da scongiurare quanto più possibile un eventuale rilascio di sostanze nocive nell’ambiente, e ciò dipende solo da una corretta e attenta raccolta differenziata, ma questo passaggio purtroppo in alcuni casi non avviene ancora con la necessaria trasparenza e accortezza. Il termine termovalorizzatore, seppur di uso comune, è talvolta criticato in quanto sarebbe fuorviante. Infatti, secondo le più moderne teorie sulla corretta gestione dei rifiuti gli unici modi per “valorizzare” un rifiuto dovrebbero essere il riuso ed il riciclo, mentre l’incenerimento (anche se con recupero energetico) costituirebbe semplice smaltimento e sarebbe dunque da preferirsi solo alla discarica controllata.
Rifiuti e Riciclaggio
Rifiuti: THOR, il sistema di riciclaggio indifferenziato
Thor è un sistema che permette di recuperare e raffinare i rifiuti solidi urbani senza passare per i cassonetti differenziati. Costa un quinto dei costi di smaltimento di un inceneritore e restituisce materiali utili e combustibile. Quanto sia problematico il trattamento dei rifiuti, lo dimostra l’emergenza rifiuti della Campania. Ma i rifiuti solidi urbani possono rappresentare anche una risorsa. In questa direzione va Thor, un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma. Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca congiunta pubblica e privata, che si basa su un processo di raffinazione meccanica (meccano-raffinazione) dei materiali di scarto, i quali vengono trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili. Come un mulino di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità. “Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale“, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e ceneri per gli inceneritori, o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel Thor.”
Combustibile da rifiuti: qualità e risparmio
L’utilizzo del combustibile da rifiuti di qualità elevata nei cementifici e nelle centrali elettriche garantisce un risparmio di 650 milioni di euro all’anno. E’ la stima di Nomisma Energia, rilevata nell’ambito di uno studio sulle potenzialità di impiego del combustibile da rifiuti di qualità elevata (Cdr-q), presentato a Roma. Nel dettaglio, secondo i dati di Nomisma Energia, si risparmierebbero 158,1 milioni per il consumo dei combustibili fossili importati; 137,4 milioni per minori emissioni di Co2; 342,9 milioni per il valore dei certificati verdi per elettricità rinnovabili e 11,3 milioni per il valore dei certificati bianchi per il risparmio energetico dei cementifici. I benefici, secondo quanto sottolinea lo studio, non sono solo economici ma anche ambientali, visto che il Cdr-q garantisce – si legge nel comunicato – “la riduzione delle emissioni di Co2 di 7 milioni di tonnellate all’anno, l’aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili per 2,7 Twh all’anno e il risparmio energetico di 0,33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno nei cementifici“. Il Cdr-q e’ un particolare tipo di combustibile che si ricava dalla lavorazione dei rifiuti, ottenuto dalla separazione, lavorazione e ri-composizione dei rifiuti solidi urbani, e deve essere impiegato nella co-combustione in centrali elettriche o nei cementifici. “Dal 1995 al 2007 – si legge nella nota – la produzione di rifiuti urbani in Italia e’ cresciuta del 27%, 7 milioni di tonnellate in più ad un nuovo record di 33 milioni di tonnellate. L’Italia e’ fra i Paesi più arretrati in quanto destina ancora gran parte dei propri rifiuti, oltre il 60%, a discarica, contro un valore medio europeo del 38%”. Il vantaggio del Cdr-q “riguarda il suo contenuto di biomassa, circa il 50%, che in tutti i Paesi industrializzati e’ riconosciuta essere una fonte rinnovabile“.
Energia elettrica dalla spazzatura con il termovalorizzatore ecologico
Smaltire tonnellate di rifiuti solidi tossico – nocivi o utilizzare CDR (combustibile derivato da rifiuti) trasformandoli in energia elettrica a basso impatto ambientale. E’ quanto si propone di fare il progetto coordinato da Giovanni Bonizzoni dell’Istituto di fisica del plasma (Ifp) del Cnr di Milano, che ha sviluppato un impianto di termovalorizzazione capace di sfruttare la tecnologia della torcia al plasma. “Le torce al plasma sono state sviluppate inizialmente dalla Nasa per rispondere alle esigenze di ricerca e sviluppo di materiali in grado di resistere alle altissime temperature generate dall’attrito dell’aria durante le missioni spaziali“, spiega Bonizzoni. “In seguito hanno avuto numerosissime applicazioni industriali, nel settore metallurgico, meccanico e per lo smaltimento dei rifiuti“. L’impianto progettato dal ricercatore dell’Ifp-Cnr consente di distruggere rifiuti solidi organici recuperandone il contenuto energetico mediante l’utilizzo di torce al plasma e senza emissione nell’aria di gas tossici. Come illustra Bonizzoni: “L’applicazione della torcia al plasma sui rifiuti permette di produrre una zona di reazione a controllata presenza di ossigeno, dove la temperatura è compresa tra i 3.000 e i 4.000 °C. In tale area le molecole organiche si decompongono completamente, mentre i materiali inorganici vengono fusi senza che si inneschino quei processi combustivi che danno luogo alla formazione di composti tossici, reazione tipica degli usuali processi di combustione dei rifiuti. Il processo genera due soli prodotti: tutti gli elementi organici contenuti nei rifiuti solidi si trasformano in gas di sintesi a elevato potere calorifico che può essere, a questo punto, immesso in una turbina a gas e quindi utilizzato direttamente per la produzione di energia elettrica senza necessità di passaggio attraverso il ciclo caldaia-vapore-turbina“.
Raccolta Differenziata: Trentino Alto Adige primo in Italia
È il Trentino Alto Adige la regione italiana che registra la maggiore percentuale di raccolta differenziata (49,1%), seguita da Veneto (48,7%), Lombardia (43,6%) e Piemonte (40,8%).
Lo conferma il rapporto 2007 dell’APAT, l’agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, commenta: “Si tratta di un risultato per il quale non possiamo che esprimere soddisfazione e che conferma la bontà della linea seguita negli ultimi anni dall’amministrazione provinciale ma anche dai Comuni trentini. Questi dati dimostrano inoltre come sia possibile ottenere ottimi risultati se all’impegno delle istituzioni si affianca quello importantissimo di ogni singolo cittadino”.
Roma: il Super Piano per la Raccolta Differenziata
“Un piano in sette mosse”, lo hanno definito il Comune e l’Ama che lo hanno messo a punto e ne curano l’attuazione: è il nuovo programma per aumentare la raccolta differenziata nella capitale, incrementando la quantità di rifiuti riciclabili. Il nuovo pacchetto di misure è stato presentato in Campidoglio dal sindaco Veltroni, dall’assessore all’ambiente Esposito e dal presidente dell’Ama Hermanin.
Una mini-rivoluzione che è già cominciata: stabilito l’aumento dei turni di raccolta differenziata, partita la campagna d’informazione, disposto l’intervento della ‘task force’ incaricata di sanzionare chi non separa i rifiuti e li getta indistintamente nel cassonetto.
Emergenza rifiuti: l’Italia che vuole bene alla Campania
Oltre cento sigle tra associazioni, organizzazioni di categoria insieme a scuole, insegnanti, studenti e comuni “ricicloni” hanno manifestato per la Campania libera dai rifiuti.
“Uscirne si può! Voler bene alla Campania“. È lo slogan di tutti quelli che hanno scelto di scendere in piazza a Napoli a fianco di Legambiente per dimostrare che in Campania si può e si deve uscire dall’emergenza rifiuti a patto che tutti, cittadini, imprese, politici e amministratori facciano finalmente la loro parte con responsabilità, coerenza e cura dell’interesse generale.
Un centinaio di sigle che rappresentano il mondo dell’associazionismo, del volontariato, dell’impegno civile ma anche della scuola, del lavoro e delle organizzazioni di categoria, hanno dato voce alla Campania che non accetta l’emergenza permanente, che ripudia la camorra che avvelena la vita e i demagoghi che soffiano su ogni protesta e che chiede ai politici e agli amministratori più raccolta differenziata, impianti di riciclaggio e compostaggio, ma soprattutto decisioni rapide e coerenti.